era appoggiato con le mani sulle sue spalle e lo teneva ancora sotto di sé, come se avesse paura che potesse scappare. Spingeva dentro di lui a un ritmo veloce e irregolare e Revie faceva fatica a respirare, con la guancia premuta contro il sedile. Con la coda dell’occhio intravedeva i finestrini appannati. Quando l’uomo finalmente venne, si accasciò sulla sua schiena con un sospiro di piacere, schiacciandolo ancora di più. Lui non era venuto, ma si sentiva meglio lo stesso. Una falsa sensazione di euforia gli scuoteva il petto, la testa finalmente svuotata da tutti quei pensieri assillanti.
Sentire il respiro dell’uomo contro i propri capelli lo riportò alla realtà. Mentre si rivestivano, Ben continuava a fissarlo.
“È stato bello. Hai la pelle così morbida… e i capelli lunghi come un principe.”
Revie guardò fuori dal finestrino. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era il dolore viscido e sconfortante che avvertiva tra le gambe.
“Spero sia piaciuto anche a te”, aggiunse, poi, allungando una mano per accarezzargli la coscia, come in un gesto di conforto. “E di non averti fatto male. Forse sono stato un po’ rude. Non riuscivo a trattenermi, non pensavo fosse così… stretto.È stato bello.”
“Mi è piaciuto”, mentì e prese la mano dell’uomo per spostarla. Non gli interessava davvero se gli fosse piaciuto o no. Aveva avuto la sua mezz’ora di sesso gratuito con un ragazzo giovane, probabilmente una fantasia sessuale su cui si basavano le sue ricerche sui siti porno. Revie avrebbe scommesso che fosse sposato, pubblicamente dichiarato etero, forse anche con dei bambini; ma non aveva il coraggio di chiedere, perché la maggior parte delle volte non si sbagliava.
“Non capisco perché sei qui…”, ragionò ad alta voce l’uomo, ora con un tono più freddo, mentre si aggiustava il cappotto sulle spalle. “Sei un bel ragazzo. Perché cerchi sesso online? Prima o poi qualcuno ti farà del male.”
Revie sorrise, annuendo. Non era la prima volta che gli veniva posta una domanda simile. Lui, così carino e giovane, che andava a letto con degli sconosciuti, spesso più grandi di lui e neanche molto attraenti, rischiando situazioni pericolose. Probabilmente il Revie del passato gli avrebbe posto la stessa domanda: cosa ci fai qui?
O i suoi amici, o la sua famiglia, se avessero scoperto come passava le serate. Nessuno lo avrebbe capito.
“So difendermi”, disse semplicemente, passandosi le mani tra i capelli mossi per riordinarli e non aggiunse altro. Non gli doveva nessuna spiegazione.
Riaccompagnò l’uomo dove l’aveva incontrato, senza rivolgergli alcuna parola durante il breve tragitto in macchina. Accostò a lato della strada, nello stesso punto in cui lo aveva aspettato.
“Nessuna possibilità di rivederti?”, gli domandò Ben, dopo essere sceso sul marciapiede, la portiera ancora semi aperta.
“Buonanotte”, sussurrò Revie, senza distogliere lo sguardo dal proprio riflesso sullo specchietto. Ascoltò la portiera chiudersi e i passi allontanarsi con un nodo alla gola. Si aspettava che da un momento all’altro potesse tornare indietro e costringerlo a restare in sua compagnia per un’altra ora. Ci mise qualche secondo a rimettere in moto la macchina, cercando di ignorare le immagini nella propria testa, in cui si trovava di nuovo accasciato nudo contro il sedile, gemendo e ansimando senza controllo per uno sconosciuto. Partì con l’idea di tornare a casa, ma si ritrovò a parcheggiare accanto al pub dove lavorava Bastian. Rimase immobile nell’oscurità all’interno del veicolo, la schiena appoggiata al sedile, a fissare l’insegna rossa sul fronte, “Red Hat pub”. Si sentiva intrappolato in un corpo pieno di ferite e sconforto. Si chiese se Bastian fosse di turno, quella sera.
Scambiò uno sguardo con se stesso nello specchietto. Poi, in un istante, l’espressione spenta sul suo volto venne rovinata da un pianto improvviso, bagnato e scosso dai singhiozzi, che ricordava quello di un bambino. Si tappò la bocca con la mano nel tentativo di fare meno rumore, per paura che qualcuno potesse sentirlo, nel silenzio della notte. Curvato sul volante, le lacrime gli scivolavano sulla dita, sul collo e sui pantaloni, lasciando piccole chiazze sul tessuto.
“Smettila!”, urlò a sé stesso, e si colpí in fronte due volte, con il palmo della mano.
Prima o poi qualcuno ti farà del male, aveva detto l’uomo. L’unica cosa che Revie riusciva a pensare in risposta, era che se lo sarebbe meritato.
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